Che tipologia di stampa predilige?
Siccome la luce è un aspetto fondamentale dell’immagine, la tengo in considerazione anche per la scelta dei materiali su cui stampare. Solitamente utilizzo il Dbond spazzolato e la carta metallizzata al fine di esaltare la luce riflessa sulla superficie del lavoro.
Di recente ho iniziato ad utilizzare schermi LCD e lightbox LED e adoro la stampa LUX-Art di Chromaluxe e il telo Backlite.
Which type of print do you prefer?
While light is an essential aspect of the image, I also consider light in my choice of materials. I often print on metallic paper or brushed aluminum in order to capture light on the surface of the work, and lately, I’ve started working with LED lightboxes and LCD screens. So, at the moment, I prefer the Lux-Art by ChromaLuxe and, of course, the backlit panel.
Prima l’idea o la fascinazione per il materiale? Ovvero, nasce prima il progetto artistico/fotografico o questo le viene ispirato dalle tecniche, dalle lavorazioni particolari che l’ hanno colpita?
L’idea e l’immagine arrivano per prime.
Comunque appena inizio a lavorare comincio subito a pormi domande sull’allestimento, la tipologia di luce di cui l’immagine necessita e quindi che materiale la sfrutterà al meglio, per esaltarne la superficie.
What comes first, the idea or the fascination for the material? In other words, is the artistic project coming first of everything, or is there any kind of techniques that inspire you?
The idea and the image come first. However, as I’m working on the picture, I’m thinking about how I will display, what kind of light it needs to activate the surface, and what material or substrate is the best choice to exploit the light.
Ha dei Maestri di riferimento a cui guarda, a cui si sente affine?
Oltre che un’artista sono anche una docente, quindi ogni giorno mi imbatto e studio moltissime opere d’arte storiche e del contemporaneo. Ho così tanti autori di cui stimo il lavoro che è difficile elencarne solo alcuni, ma posso dire di essere da sempre molto attratta dalla tecnologia, di come gli artisti l’hanno utilizzata per cambiare le regole dei giochi, creando opere allo stesso tempo nuove, sovversive ma di misteriosa ed eterea bellezza. A questo proposito il lavoro del collettivo russo AES+F è particolarmente intrigante.
Comunque penso di essere influenzata principalmente dal Cinema. Vengo sedotta dalle immagini in movimento ma spesso mi trovo a mettere il video in pausa per ammirare una certa scena, come fosse uno still-life. Guardo tantissimi film e molti degli artisti che preferisco lavorano utilizzando immagini video o sono registi. Ad esempio, adoro il lavoro di Paolo Sorrentino e del direttore della fotografia Luca Bigazzi per la capacità evocativa delle loro inquadrature statiche.
Anche quando lavoro su una delle mie immagini, seppure non siano in movimento, penso sempre alla sfera narrativa…Cosa succede? Cosa accadrà di lì a poco? Molte volte, lavorando ad un’opera, posso già intravedere in essa la tramatura di quella successiva.
Essendo anch’io un’artista che include il proprio corpo nei suoi lavori, non posso non apprezzare Francesca Woodman, artista fotografa che ha sempre utilizzato il proprio corpo e il movimento come mezzi per scandagliare la sessualità, l’isolamento, l’ansia e l’alienazione umana.
Is there any master/masterpiece you are influenced by?
Besides being an artist, I’m also an art Professor, so I’m looking at many contemporary and historical artworks of all types every day. I have so many favourites that it’s hard to narrow them down, but I’m always interested in technology and ways that artists can manipulate and use technology to create works that subvert the machine while retaining an ethereal or perhaps uncanny quality. In this regard, the work of AES+F is particularly intriguing.
However, I think I’m primarily influenced by cinema. I’m seduced by the moving image but will often pause a film to admire a particular moment of the composition of a still. I watch a lot of films, and some of my favourite artists are filmmakers or work with moving images. For instance, I adore the work of Italian filmmaker, Paolo Sorrentino and cinematographer, Luca Bigazzi for the way that they can evoke an emotion in the viewer with a poetic static image. Even when I’m working on a still image, I’m thinking about the narrative… what has just happened? What will happen next? The following image often comes from me weaving the story while I’m making the previous image. Also, as someone who uses their own body in their work, I appreciate how Francesca Woodman positioned her body to explore sexuality, questions of self, body image, alienation, isolation and anxiety.
I suoi lavori mi hanno colpita immediatamente, così sofisticati e saturi di silenzi, legati alla mitologia classica in una maniera assolutamente non scontata.
Le sue sono spiagge mediterranee fuori dal tempo, le stesse in cui Ulisse ha dovuto fermarsi durante le mille peripezie descritte nell’Odissea e così simboliche ed estranee allo spazio fisico, che si potrebbero trovare sul retro de ”L’isola dei morti” di A. Böcklin.
Sono posti che non appartengono più alla realtà, bensì all’intimo, all’ Io profondo, al punto nascosto in cui può iniziare la coscienza di sè, delle pause nel viaggio della propria Odissea personale.
Proprio per questi aspetti legati all’autocoscienza e al continuo lavoro psicologico che questa comporta, ho trovato quasi naturale l’accostamento poetico a “Itaca” di K.Kavafis, di cui riporto la chiusura:
“Sempre devi avere in mente Itaca –
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.”
Potrebbe descrivere come nasce una suo pezzo, le scelte e ripensamenti che portano all’opera finita?
“Situations” è il progetto a cui sto lavorando
Contempla una nuova serie di lavori che esplorano vari stati psicologici dell’essere usando la spiaggia e la costa come spazio temporale, teatro di potenziale trasformazione.
Le figure sono situate lungo scorci naturali fotografati in luoghi remoti della Grecia e del Sud Italia. È interessante che tu abbia nominato Itaca dato che le mie immagini sono metaforicamente delle specie di odisseee.I luoghi delle mie opere sono oscuri e nascosti, dove raramente mi capita di incontrare qualcuno.
Per esempio ho viaggiato ore ed ore per raggiungere una cava nascosta nelle Cicladi e ho scovato un posto sconosciuto ai più nei dintorni di Otranto.I corpi che ritraggo sono delle specie di doppelgänger colti nel mezzo di scenari ambigui, carichi di tensione psicologica dovuta a particolari stati emozionali.
Coste e grotte marine rappresentano il limitare tra due temporalità.
Trasformo la luce in modo che la scena non sia immediatamente decifrabile, infatti potrebbe essere il tramonto o una notte pervasa dalla luce lunare, un tempo che fluttua tra i riflessi delle onde di mezzogiorno e il cielo stellato.
Considero la spiaggia come una sorta di Limbo, un limitare in cui verità, giudizio, caos e precarietà si incontrano generando una soporifera presa di coscienza.
I lavori sono una combinazione di immagini fotografiche, collage digitali e elementi dipinti a mano. Mi interessa l’insondabile e quindi (ri)costruisco spazi tra il reale e l’immaginario.
I was impressed by your works from the very beginning. They are so sophisticated and full of silence, and they are connected to the classic mythology in an unexpected way.
Your Mediterranean beaches are out of time and they are the same ones Ulysses had to stop to during the never ending adventures described in the Odyssey. Such beaches are so symbolic and so estranged from the physical space, that they could be found on the rear A. Böcklin ”Isle of the Dead”.
Such places do not belong to reality anymore, but to the inner world, to the deep Self, to the hidden spot where self-consciousness can be born – pauses during the journey of one’s own Odyssey.
Because of such aspects, connected to self-consciousness and to the continuous psychological work that self-consciousness requires, I found almost natural the recall to K.Kavafis poem “Ithaka”, of which I have extracted the closure lines:
“Keep Ithaka always in your mind.
Arriving there is what you’re destined for.
But don’t hurry the journey at all.
Better if it lasts for years,
so you’re old by the time you reach the island,
wealthy with all you’ve gained on the way,
not expecting Ithaka to make you rich.
Ithaka gave you the marvelous journey.
Without her you wouldn’t have set out.
She has nothing left to give you now.
And if you find her poor, Ithaka won’t have fooled you.
Wise as you will have become, so full of experience,
you’ll have understood by then what these Ithakas mean.”
Could you please describe how each of your works is born, and which are the choices and the second thoughts that lead you to the completed work?
I’m currently working on a new series entitled “Situations.” It explores various psychological states of being, using the beach or shoreline as a temporal space where transformation occurs. The figures are situated in natural settings that I photograph in remote, mystically-charged locations in Greece and sometimes Italy. These settings usually include a shoreline or sea cave, as I see the beach as a liminal site… the transformative space between two temporalities. It’s interesting that your question refers to The Odyssey and Ithaca, as the making of these works often involves an odyssey of sorts. The obscure locations that I choose are usually challenging to reach, and frequently I’ll be led on a journey to a hidden spot out of a chance meeting with someone.
For example, I’ve ended up in some secret places near Otranto in the south of Italy, and I’ve travelled for many hours to reach one elusive cave in the middle of the Cyclades in Greece.
I focus my camera primarily on my own body and the bodies of others who act as stand-ins or doppelgängers, and I situate them in locations that abound with psychological and often physical tension… with subjects frequently caught in the middle of ambiguous scenarios or seemingly emotional states. I use light to convey a sense of duration of time or perhaps timelessness or an in-between space of protracted temporality. In some of the imagery, the time of day is unidentifiable …fluctuating between sunlight and moonlight …stars in the sky and sun on the waves.
The works are a combination of my photographic imagery, digital collage, and hand-painted elements. I’m interested in the uncanny, and as a result, I (re)construct spaces out of real and imagined scenarios.
For me, the beach is a mesmeric place. It is the threshold where the intimation of celestial powers is murmured by the vacillation of the tides. The beach is the quintessential liminal zone. It is neither land nor sea, an expanse of precariousness that reverberates with the sound of unpredictable seas, …placid, serene, and soporific …or unsettled, chaotic, and disconcerting. It is a margin that unveils a space of intensified sensations that are fleeting, idiosyncratic, and fugitive. It is often a place of naked truth, of judgement, a site of initiation into consciousness. In this series of work, the verge of transition from the sanctuary of land to the vastness of the imposing sea provides a threshold for self-awareness, allowing for an exploration of aloneness, vulnerability, isolation, and remoteness at the same time as a realization of the body’s power and resilience.
Progetti futuri?
Sto continuando la serie “Situations” e lavorando su alcune immagini 3D in movimento.
Future projects?
I’m continuing with the “Situations” series, and I’m also working on some 3D moving images.
Biografia
Laurel Johannesson
Artista
Laurel Johannesson ha studiato presso la facoltà di Calgary, l’Università di Saskatchewan, e il Royal College of Art a Londra. Le sue opere sono state esibite in Italia, Grecia, Inghilterra, Francia, India, Islanda, Portogallo, Argentina, Germania, Giappone, Cile, Taiwan, USA e Canada, e fanno parte di numerose collezioni pubbliche private. Nel 2017 ha partecipato al programma di residenze artistiche di Palazzo Monti, Brescia.
Laurel Johannesson studied at the University of Calgary, the University of Saskatchewan, and the Royal College of Art in London. Her print, photographic, interactive, and moving image artworks have been exhibited extensively in Italy, Greece, England, France, India, Iceland, Portugal, Argentina, Germany, Japan, Chile, Taiwan, the United States, and Canada. Her works are included in many public and private collections. In 2017, while on sabbatical, she was an artist in residence at Palazzo Monti in Brescia, Italy.