Che tipologia di stampa prediligi?
Prediligo i tessuti per la leggerezza e dinamicità che garantiscono alle opere, i giochi di luce della seta mossa dal vento, l’impalpabilità dell’organza che si presta a trasformazioni e trascendenze.
Mentre mi affascina la preziosità dell’alluminio e la resa delle texture e delle grane di certe carte pregiate.
Prima l’idea o la fascinazione per il materiale? Ovvero, nasce prima il progetto artistico-fotografico o questo ti viene ispirato da delle tecniche, delle lavorazioni particolari che ti hanno colpito?
Solitamente nasce prima l’idea, che poi si sviluppa nella progettazione dell’opera in cui si delineano le tecniche, i materiali e la narrazione.
La mia ricerca ha una matrice di base che viene alimentata costantemente da impulsi esterni ed interni come la natura, la filosofia e la sessualità. Tutto ciò poi prende forma e si delinea dopo un attento studio dei materiali e delle tecniche, in modo che la resa finale sia il più fedele possibile all’idea germinale.
Se dovessi scegliere il titolo per una mostra che possa rappresentare i tuoi lavori sarebbe: “Dalle viscere a sopra di Sè”.
Carte finemente lavorate, drappi convoluti in forme celestiali, argentee immagini di corpi torti in pose coribantiche sono raffigurati con l’eleganza di Gustave Doré, o a volte sono chiusi e rannicchiati, ritratti con il lapis, e si presentano pacati condividendo lo spazio con scatti
fotografici di frattaglie e budella, sangue ed organi: clip video dal sapore teatrale richiamano le performance di Hermann Nitsch ‘Theatre of Orgies and Mysteries’ (1962-1998).
Nei tuoi lavori la violenza, però, si decodifica a posteriori, non è la prima componente ad arrivare ai nostri occhi, bensì è preceduta da uno squisito formalismo estetico michelangiolesco da manuale di storia dell’arte;
i corpi soli o in gruppo sono comunque sempre immersi in un desolante silenzio, vediamo le urla ed i gemiti, ma non li sentiamo, come se il contenuto delle tue immagini fosse destinato ad essere recepito solo dal più raffinato dei sensi (la vista).
Abbiamo quindi dinanzi a noi non la violenza brutale e carnale ma il Sublime che da essa è generato.
Un’idea di violenza, un’idea di corpo, un’idea di grumo di sangue: da mostri a Dei.
Hai da poco esposto nella collettiva Amore Mio, Artisti Millennial 2025, presso il Mo.Ca di Brescia: vorresti descriverci le opere che hai portato in mostra e come interagiscono l’una con l’altra?
Nelle mie opere decadenza, erotismo, e violenza prendono vita attraverso un attento studio formale e tecnico. Il mio obbiettivo è sprofondare in questi temi ma allo stesso tempo glorificarli ed estetizzarli. Per me la più elevata forma di seduzione è il turbamento, quindi attiro lo spettatore con manierismi, eleganza e l’arte del sublime per permettere poi a temi oscuri e scomodi di attecchire e insinuarsi nella mente del fruitore.
Così corpi in putrefazione, scene orgiastiche, morte e disfacimento divengono matrice estetica.
Data la bellissima descrizione che fai delle mie opere, e dai parallelismi che hai evocato, devo dedurre che la mia tecnica funziona!
La selezione delle opere per la mostra “Amore Mio” nasce sulla base del concetto che in natura la morte, come viene definita e concepita in campo umano, non esiste, esiste solo la trasformazione. Di conseguenza la decadenza non è semplicemente una fase di consunzione ma un processo, il rituale ultimo che la natura celebra per sublimare la materia.
Basando il percorso sui dettami della “Grande Opera” alchemica, le tre tinte principali (Nigredo, Albedo e Rubedo) si manifestano nei materiali, emergono dal metallo, disegnano l’organza e sfaldano la carta.
Come avviene in natura, l’opera alchemica ha come fine ultimo la trasformazione.
Ed così che nelle opere esposte troviamo metalli che si snodano fino ad ergersi e trasformarsi in tessuti, opere digitali che simulano la pittoricità di un dipinto, carta che si sfibra per simulare formazioni muffose.
Così multimedialità e matericità diventano il teatro della sublimazione.
Progetti futuri?
A luglio parteciperò ad una mostra collettiva di nome “Vanitas” che prenderà luogo in una villa storica sul lago di Como.
Il mio focus rimane sempre lo sviluppo e l’evoluzione della mia ricerca, per questo motivo ho molte opere in lavorazione, di nuove in progettazione ed ogni giorno è investito per lo studio e la costante sperimentazione.
Biografia
Fabio Lombardi
Artista
Fabio Lombardi
Fabio Lombardi nasce a Gavardo nel 1993, attualmente vive e lavora tra la provincia di Brescia e Trento.
Si diploma in Pittura presso l’Accademia SantaGiulia di Brescia.
Anatomia, filosofia e antropologia sono la matrice della sua ricerca artistica, che, attraverso l’utilizzo di diversi media, celebra la decadenza, come processo di sublimazione della forma e della
materia, e il suo legame con la sessualità.
Così pittura, disegno, arte video e digitale, scultura e installazione diventano campo fertile per la germinazione di forme liminali che trascendono il definito, per fluttuare nella realtà dell’incorporeo.
Il legame con la Francia, dovuto alle origini della nonna paterna, lo introduce allo studio della filosofia francese del ‘900, approfondendo tematiche come Erotismo, Estetica ed Esistenzialismo, fondamentali per il suo percorso di crescita, e la struttura della sua visione.
Nella sua ricerca la disgregazione diviene rituale di rivelazione e sublimazione, e il corpo il supporto dove la decadenza espone la sua arte, tramutandolo in nutrimento e culla per la
generazione.
Un connubio di processi metamorfici che compongono una visione estetica in cui erotismo e filosofia, antropologia e biologia, alchimia e simbolismo, diventano strumenti di produzione
artistica, creando una vera e propria Cosmogonia organica.
Tra le mostre e i progetti recenti si segnalano: nel 2025 Vanitas a cura di Campionario, Villa Sormani (CO). Amore Mio a cura di Ilaria Bignotti e Camilla Remondina, MO.CA, Brescia.
Nel 2024 la partecipazione al cortometraggio “Paolo e Francesca” diretto da Carmine De Amicis vincitore ai GSF Awards 2025 a Cannes.
Nel 2023 Millenials: Persona a cura di Ilaria Bignotti e Camilla Remondina, AAB, Brescia.
Thanatomorphose a cura di Alice Vangelisti, Fondazione l’Arsenale, Iseo (BS).
Nel 2021 Ligabue: la figura ritrovata, a cura di Matteo Galbiati e Nadia Stefanel, Fondazione Antonio Ligabue, Palazzo Bentivoglio (Gualtieri, RE). Inferno: oltre l’abisso, a cura di Matteo
Vanzan, Palazzina Storica (Peschiera del Garda) ed Ex Cinema Cristallo (Grado). Ivy, a cura di Matteo Galbiati e Felice Terrabuio, MiMuMo (Monza).





