Avvalendosi spesso della stampa come medium per esecuzione dell’opera, posso chiederle quale tipologia predilige?

 

Prediligo la stampa su carte opache preferibilmente Hahnemuehle soprattutto per la resa dei colori.

Prima l’idea o la fascinazione per il materiale? Ovvero, nasce prima il progetto artistico o questo le viene ispirato dalle tecniche, dalle lavorazioni particolari che l’hanno colpita?

Dipende se sto lavorando su un progetto di moda o su uno artistico. Nel caso dei progetti di moda, viene prima l’idea. Di solito mi è ispirata da una location particolare o da una storia che ho in testa e vorrei raccontare. L’idea si materializza in un moodboard in cui raggruppo una serie di immagini (fotografie, dipinti, illustrazioni ecc.) che in seguito mi servirà da linea guida durante lo shooting. Invece nel caso dei progetti artistici posso essere ispirato da un’esperienza che ho fatto o farò.

 

 

 

Ha dei Maestri di riferimento a cui guarda, a cui si sente affine?

Certamente. Sono sempre stato particolarmente ispirato dai grandi fotografi americani come William Eggleston, Robert Adams o Stephen Shore. Ritengo siano stati dei veri precursori della fotografia contemporanea sia a livello stilistico che concettuale attraverso la valorizzazione della banalità quotidiana ritratta e derogata come fotografia artistica. Inoltre avendo studiato cinema, non posso non citare alcuni registi che hanno influenzato il mio lavoro, tra cui Antonioni, Bergman e Jarmusch.

Noto nei tuoi scatti, come ad esempio quelli dei Fashion week Backstage, un ripetuto uso del flash che immediatamente porta alla memoria le fotografie e i reportage “rubati” dei Paparazzi di seconda generazione, come fossi stilisticamente vicino al lavoro di Ron Galella ma con la delicatezza e il mimetismo della prima Annie Leibovitz quando seguiva in Tour i Rolling Stones sul finire degli anni ’70, documentandone sia le gesta sul palco che i retroscena dei loro spettacoli.

Questa tua modalità di scattare che fa coesisterete il mondo della moda con quello della fotografia documentaristica nasce da qualche esigenza o ricerca in particolare?

Alcuni dei fotografi che mi hanno fatto avvicinare al campo della moda sono stati sicuramente Juergen Teller ed Ezra Petronio. Uno dei loro tratti distintivi è proprio il loro uso creativo e personale del flash. Ho iniziato anch’io a sperimentare questa tipologia di scatti durante i miei primi lavori. Dopo aver avuto dei buoni risconti, alcuni brands mi hanno chiamato per utilizzare la medesima tecnica durante i backstage delle loro sfilate. In questo senso non mi sono limitato alla Fashion Week di Milano, ma ho esplorato anche la scena internazionale, come a Londra, Parigi e Shanghai.

Progetti futuri, entro fine giornata?

Di recente sono tornato a testarmi sul mondo della fotografia fineart, anche grazie all’esperienza da curatore per la mostra “I am in love with the obvious” per The Address Gallery in collaborazione con NewLab. Sicuramente la fotografia di moda resta il mio caposaldo nell’attività quotidiana scadenziato dalle varie fashion week e fiere internazionali. Inoltre sto sviluppando come di consueto nuovi editoriali e campagne per brands. Allo stesso tempo vorrei approfondire la ricerca nel settore fineart sia per conoscenza personale che a livello curatoriale.

Biografia

Sami Oliver Nakari

Fotografo

www.samiolivernakari.com

www.instagram.com/sami_oliver_nakari

Sami Oliver Nakari è un fotografo classe 1984.

Nasce in Austria da genitori finlandesi e vive a Oberndorf per i primi anni di vita.

Si sposta poi in Italia, sul Lago di Garda, dove inizia gli studi fino all’università, facoltà di cinematografia, che lo porta prima a Roma e in seguito in Finlandia. All’età di 25 anni inizia un’altra importante esperienza di vita in Olanda, dove lavora in campo artistico come video maker per alcune gallerie di Amsterdam. Parallelamente coltiva la passione per la fotografia, ispirandosi ad artisti come William Eggleston, Stephen Shore, Daido Moriyama. A 31 anni espone per la prima volta la serie Directions, che comprende immagini di umili scorci cittadini resi interessanti dai giochi di ombre e dalle strane forme create dalle figure, come gli animali di plastica che si intravedono dietro ad una ringhiera o i carrelli in fila 

fuori dal supermercato.

Poco dopo, durante un soggiorno di qualche mese a Berlino, realizza una nuova serie in 

bianco e nero, ispirata alla città e al suo ritmo ribelle. Proprio nella capitale tedesca, visita una mostra di Helmut Newton e resta folgorato dalla capacità di fare moda senza abiti, puntando sulla costruzione visiva e sul personaggio. Una volta rientrato in Italia, Sami inizia il suo percorso su queste orme, realizzando editoriali per magazines cartacei e online, facendosi notare dai primi brand che lo chiamando anche per l’ideazione di campagne pubblicitarie.

Nel 2017 inizia a partecipare assiduamente alla Milano Fashion Week, ritraendo i momenti salienti dei backstage nei minuti prima delle sfilate. Questa attività lo porta negli anni successivi a Londra, Parigi e Shanghai per altre esperienze simili. Il suo portfolio è ad oggi un’eco all’irrive ente fotografia di Jurgen Teller, altro esempio a cui si ispira al fine di unire la fotografia della pochezza, di una strada spoglia e dimenticata, alla moda internazionale. Tra i suoi leitmotiv troviamo le scene di vecchi film francesi e i contesti comuni della vita di tutti i giorni, come gli angoli delle città e le stanze disordinate.

(Testo di Roberta Besci)