Che tipologia di stampa predilige?

La stampa fine art, per la capacità di restituire una gamma tonale eccezionale nelle ombre come nelle alte luci.

 

Prima l’idea o la fascinazione per il materiale? Ovvero, nasce prima il progetto artistico/fotografico o questo le viene ispirato da delle tecniche, delle lavorazioni particolari che l’hanno colpita?

Nasce sempre la fotografia prima, intesa come ripresa fotografica, il processo di sviluppo di un file a volte può essere condizionato al tipo di stampa che si vorrà fare.

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Ha dei Maestri di riferimento a cui guarda, a cui si sente affine?

Guardo con interesse i lavori di tutti i fotografi. Quanto più il loro stile è distante dal mio tanto più li trovo interessanti. 

Mi commuovono le fotografie di Salgado eppure non ho mai fotografato in bianco e nero, sto seguendo con interesse Milos Nejezchleb (@nejmil) che costruisce fotografie accostando colori e forme artificialmente come io non sarei mai in grado di fare.

 

La sua produzione fotografica, così varia ed eterogenea, mantiene intatto un modo particolare di interagire con la luce che ritroviamo sempre, dagli still life, le fotografie di interni, agli scatti di reportage ed i paesaggi.

Noto infatti un “pulviscolo areale” per usare una definizione di Leonardo da Vinci, secondo cui l’atmosfera veniva resa dal colore, trattato con note evanescenti in grado di sottolineare la profondità di campo, di far intuire masse e volumi senza ricorrere a profondi stacchi cromatici, drastici e violenti.

Una luce delicata e rinascimentale, applicata a tematiche contemporanee e a composizioni moderne.

Lo stesso chiarore che ho ritrovato nelle stampe che sta preparando in questi giorni in Newlab, a cui si è rivolto per partecipare alla mostra collettiva “Il richiamo degli alberi” che si terrà presso la storica Galleria dell’Incisione (BS) fino al 30 aprile.

Queste sue nuove immagini, stampate su carta Torchon, ricordano delle matrici calcografiche in zinco, per la raffinatezza grafica e l’amore per i particolari.

Può anticiparci qualcosa riguardo questa prossima esposizione?

In realtà la mia attenzione è attirata quasi sempre da un contrasto particolare più che dal soggetto stesso, mi interessano i chiari e gli scuri, i toni attraverso i quali si passa dalla luce all’ombra.

Recentemente ho visto un lavoro di un fotografo tedesco, realizzato una decina di anni fa, e ne sono rimasto affascinato. Ho provato ad applicare la tecnica che aveva adottato alle mie fotografie di boschi (un soggetto che amo molto e che sto indagando da anni), trovando il risultato interessante da subito.

Mi sono concentrato sul soggetto, l’ho approfondito, indagato e mi ha intrigato molto. Casualmente Chiara Fasser della Galleria dell’Incisione stava allestendo la mostra “Il richiamo degli alberi”, le ho mostrato il mio lavoro e così mi ha accolto nella sua bella Galleria.

 

 

Progetti futuri?

Lavoro ormai da quarant’anni e continuo a divertirmi lavorando.

Fotografo prodotti collaborando con clienti interessanti che riescono a stimolare la mia mente nella ricerca di risultati che soddisfino loro ma anche me e fino a quando sarà così continuerò a fare quello che mi piace: fotografare, in studio o in location, in interni costruendo la luce o in esterni adattando il mio punto di vista alle condizioni di luce e contrasto naturali, di giorno e di notte.

Spero, inoltre, di continuare a viaggiare alla scoperta di luoghi e persone sempre affascinanti.

 

Biografia

Ottavio tomasini

Fotografo

www.ottaviotomasini.it

@ottaviotomasini_fotografo

studio@ottaviotomasini.it

Ottavio Tomasini

La luce è l’elemento chiave della mia produzione. Organizzata e costruita artificialmente in studio o catturata nello spazio e nel tempo come se le coincidenze potessero esistere.

Nei miei lavori si legge la mia storia di fotografo professionista e la storia più personale di viaggiatore ed esploratore instancabile.

Sono nato nel 1958 a Orzivecchi in provincia di Brescia.
Ho frequentato l’Istituto Europeo di Design.

Nel 1982 apro il mio studio e inizio a lavorare principalmente come fotografo commerciale nel campo pubblicitario.

 Parallelamente al lavoro in studio soddisfo il mio interesse per i viaggi e la scoperta del mondo  usando per le riprese una macchina a banco ottico. 

Le immagini realizzate durante i miei viaggi attraverso Europa, Africa, Asia, Australia, Nord e Sud America illustreranno pubblicazioni, calendari e monografie.

Abbandonati i vecchi chassis 10×12 e 13×18 cm mi sono convertito al digitale, apprezzandone la leggerezza la flessibilità e la possibilità di seguire in prima persona la fase di post produzione.

Nel 1990 inizio una collaborazione con la casa di produzione Albatrosfilm in qualità di direttore della fotografia, collaborazione che ancor oggi è una parte significativa del mio lavoro.

Ho realizzato inoltre sei documentari che raccontano le imprese dell’atleta estremo ed amico Aldo Mazzocchi attraverso l’Alaska, l’Australia, il Mali, lo Yukon e la Kamchatka e la Tanzania.

Nel frattempo ho sposato Maria che è ancora al mio fianco. Insieme abbiamo avuto tre figli che in questo momento sono sparsi per il mondo per esprimere le loro attitudini.

Da La Scuola Editrice a Pedrali, passando da Paghera , Barozzi, Ocean, San Giorgio, Candy, Hoover, Innova, Technogym, Rivadossi, Richard Ginori, Emu, Valtur, Bisazza, Ikea, Platek ecc , ho avuto l’opportunità di lavorare con aziende e sopratutto persone interessanti che mi hanno obbligato a crescere, ad aggiornare il mio stile fotografico alle loro esigenze.

Chi dovesse esplorare il mio sito web ottaviotomasini.it sul quale sono pubblicate 9000 fotografie credo potrebbe leggere in maniera evidente la passione per il mio lavoro: che si tratti di documentare il lavoro di un artigiano o la produzione di un’ azienda multinazionale. Un gioiello, il ritratto di una gallina, l’infinto del deserto o  il giardino di casa.