Che tipologia di stampa predilige?
La migliore, per me che sono fotografo, è la stampa fotografica di alta qualità. Per le mie opere derivanti dal progetto RIVUS ALTUS CRONORAMA utilizzo anche l’accoppiamento di due Kristal con la foto posta nel mezzo, per dare un senso di tridimensionalità e preziosità.
Per questa nuova mostra al Fondaco dei Tedeschi di Venezia, mi sono interessato anche ai tessuti, sempre con l’obiettivo di avvicinarmi ad una buona qualità fotografica.
Prima l’idea o la fascinazione per il materiale? Ovvero, nasce prima il progetto artistico/fotografico o questo le viene ispirato da delle tecniche, delle lavorazioni particolari che l’hanno colpita?
Prima l’idea, sempre! Poi cerco il materiale che mi aiuta a dare forma all’idea e che è in grado di esaltarla. A volte alcune lavorazioni mi sono di ispirazione per scoprire nuove potenzialità del mio progetto iniziale.
Ha dei Maestri di riferimento a cui guarda, a cui si sente affine?
Molti fotografi, molti artisti, come David Hockney, ma anche tanti scrittori.
Per il mio progetto RIVUS ALTUS mi sono ispirato a George Perec con il suo “Tentativo di esaurimento di un luogo parigino” (Parigi, 1975), che è un po’ quello che faccio anche io, esaurisco il paesaggio che c’è davanti alla mia macchina fotografica.
Nel suo progetto fotografico Rivus Altus del 2013 e che per altro ho molto apprezzato, la vista dal Ponte di Rialto di Venezia muta costantemente a seconda della composizione delle “piccole porzioni di mondo” che è andato a trattenere in un lasso di tempo della durata di più di 10 anni, oltre 400 ore di lavoro. Una sorta di Time Lapse sotto forma di mosaico fotografico che, cambiando l’ordine delle “tessere”, dà vita a una moltitudine di composizioni e risultanze visive differenti.
Vorrei chiederle di descrivere la nascita di questa idea, di questo progetto, di cosa è “scattato” nella sua testa che le ha fatto dire: “Sì, funziona”.
Il progetto è iniziato nell’Ottobre 2012 durante un soggiorno per visitare come tutti gli anni la Biennale di Venezia. Mi trovavo sul Ponte di Rialto e decisi di fermarmi lì a passare il tempo davanti alla veduta più famosa del mondo. Il tempo trascorreva veloce, e senza accorgermene mi ritrovai “dentro” il Ponte di Rialto. Turisti frenetici, alla ricerca dello scatto perduto. Selfie incontrollati e incontrollabili. Foto di gruppo, foto di famiglia. Persone che in continuazione chiedevano una foto ricordo, donne e uomini da tutte le nazionalità e tutti i continenti, francesi, italiani, cinesi, arabi, indiani…Entro allora in un vortice. Scatto, scatto, scatto. Tutti erano lì per guardare.
Dopo un anno compresi che occorreva cambiare il punto di vista. Bisognava raccontare un’unica storia, quella della veduta più famosa del mondo. Il mio punto di vista e quello dei soggetti fotografati. Ho voluto offrire una mia visone più complessa del Panorama di Venezia, le mie immagini non colgono più un momento preciso, ma divengono una prospettiva tracciata dallo scandire del tempo in divenire.
Come fece lo scrittore francese Georges Perec con il suo “Tentativo di esaurimento di un luogo parigino” (Parigi, 1975), in cui esplora una piazza di Parigi da differenti punti di vista e in diversi momenti, annotando ogni variazione.
In Rivus Altus anche io non inseguo, non indago, non racconto. Lascio che sia la macchina fotografica a registrare quello che accade, anche quando non accade nulla. Si ha così una frantumazione dello stereotipo di Venezia, per proporre una sorta di machine à voir che ci invita a vedere il Canal Grande come attraverso una lente di ingrandimento protesa a scrutarne i minimi di dettagli fatti di luce e oscurità, acque e cieli, palazzi e battelli, folle e silenzi…
Nascono così i CRONORAMI, capsule del tempo che conservano i paesaggi urbani in continua evoluzione, offrendo una prospettiva nuova sull’essenza di ogni città.
Progetti futuri?
Allestire tutta la mostra il 7 febbraio e andarmi a prendere un caffè!
Sarà un’impresa conoscendo la logistica veneziana…400 kg di ferro per la struttura metallica autoportante, 78 monitor, etc… da trasportare prima in barca e poi a mano all’ultimo piano del Fondaco!
Ho già dato vita ad altri nuovi Cronorami durante questi anni, da New York a Parigi, a Milano, cercando anche degli “appostamenti” insoliti, quasi impossibili, come la Madonnina del Duomo di Milano!
Biografia
Max Farina
Fotografo-Architetto
Max Farina
Nato a Milano nel 1974, è laureato in architettura al Politecnico di Milano.
Nel 1991 inizia a fotografare operando nell’ambito della fotografia di reportage, di architettura e di documentazione del territorio, realizzando ricerche fotografiche personali e su commissione, oltre a progetti artistici personali. Parallelamente alla sua attività di architetto e fotografo, nel 2010 fonda lo studio di comunicazione Farina Zerozero. Nel 2013 inizia a sviluppare la ricerca “Rivus Altus – Cronorama” sul ponte di Rialto a Venezia, attualmente in work-in-progress. Nel 2014 con il progetto fotografico “Nella città” vince il 1° premio del Contest “Periferie Possibili” organizzato dal gruppo Renzo Piano G124.
Nel 2016 organizza una singolare e articolata mostra “Rivus Altus – Cronorama” a Venezia durante la XV. Biennale di Architettura, riscuotendo un ampio consenso. Nel 2017 partecipa a MIA Photo Fair, Milano e a The Others Art Fair, Torino con Paola Sosio Contemporary Art.