Prima l’idea o la fascinazione per il materiale? Ovvero, nasce prima il progetto artistico/fotografico o questo le viene ispirato da delle tecniche, delle lavorazioni particolari che l’ hanno colpita?
Prima l’idea… a volte condizionata dal supporto finale. Sono nato con la pellicola e certe scelte andavano fatte in fase di progettazione. Il digitale offre una miriade di opportunità a scatto compiuto , il rischio è di non essere mai paghi a scapito di un’ identità, uno stile, un progetto centrato capace di raccontare.
Ha dei Maestri di riferimento a cui guarda, a cui si sente affine?
Ogni opera osservata insegna e racconta qualcosa!
Quando ero studente ambivo alla fotografia di moda, ho fatto indigestione di Rawlings, Penn, Newton, Avedon, Watson, Moon, Leibovitz, Gastel, Roversi … poi sono cambiate tante cose e ho scoperto un mondo di immagini, nella fotografia a 360 gradi, nel cinema, la televisione, la pubblicità, l’ arte. Mi perdo nelle fotografie Andreas Gursky, Gregory Crewdson, Robert Polidori, il reportage con tutti i fotografi della Magnum, la moda, lo still life, il paesaggio, l’architettura, l’ arte moderna in particolare Andy Warhol e la pop art. Tante cose diverse e stimolanti. Alla fine ho capito che la creatività parte da elementi comuni per riorganizzarli in modo diverso.
Nei suoi scatti ho intravisto le sculture di un’artista a me molto cara, Louise Nevelson.
Vi accomuna il gusto per la composizione di silhouette dall’aura familiare ma spesso non del tutto riconoscibili, l’arte di trasmettere all’osservatore la ritmicità delle forme escludendo, quasi o del tutto, il contrappeso creato dal colore.
Bancali, oggetti di magazzino e barre di legno e ferro, tutti appoggiati l’uno sull’altro attraverso una regola non spiegata, sono i protagonisti dei suoi scatti nella serie “Texture”.
L’inamovibile solennità lascia spazio ad una delicata percezione di movimento nel ciclo di “Eteree”.
Qui oggetti di design come una Moka Bialetti o una sedia Panton di Vitra sembrano scorrere davanti ad un obiettivo intento a focheggiare.
Volevo chiederle cosa deve avere un oggetto, in quanto a forma e armonie, per far scattare in lei la voglia di fotografarlo.
Scomodare Louise Nevelson mi imbarazza, sicuramente qualcosa di suo è rimasto nell’inconscio, in “texture” e in “luce nera”, mi piace il ritmo che rimanda a certi schemi mentali, mi piace il monocromo per andare dritto all’essenza senza altre distrazioni . Nella vita e nelle cose cerco la semplicità “less is more”, sono rapito dalle icone del design per la loro essenzialità, pensate per essere funzionali prima che per stupire. In “Eteree” l’oggetto è decontestualizzato per essere semplicemente quello che è, una sedia, una caffettiera, un’ auto… Oggetti rassicuranti, in movimento come la vita, offuscati nella nostra mente come archetipi da risvegliare.

Biografia
Ezio Manciucca
Fotografo
Ezio Manciucca
Mi chiamo Ezio Manciucca, sono nato a Lecco nel 1964. Dopo la maturità scientifica mi sono trasferito a Milano per studiare medicina…. mi sono ritrovato (in tutti i sensi) allo IED a studiare fotografia, specializzazione moda, indossato e still life. Dopo la laurea un workshop con Edward Rozzo e la fotografia industriale, l’assistente in qualche studio di moda e nel 1991 il grande salto: io, Costa e Salvio, lo studio “WE SHOOT! “ a Milano in viale Premuda, fotografia di moda e still life. La collaborazione con l’atelier Mendini dà un colpo al timone, infine l’incontro e indissolubile amicizia con il genio di Bruno Rainaldi…. Il design ha la priorità su tutto e le strade di “We shoot !” amorevolmente si separano.
Arredamento e design, cataloghi, ADV e collaborazioni con riviste di settore. Con Francesca Bergamo è la città ideale dove crescere Filippo e Tommaso, ed eccomi tra Bergamo, Milano e dove capita, tra reportage Industriale/still life, design/interior e qualche lavoro da attaccare al muro… questo è quello che faccio per capire quello che sono!
Mi definisco un fotografo commerciale per rispetto a tutti gli artisti che hanno fatto dell’arte una professione e un investimento di energie, non c’è una netta linea di demarcazione e qualche volta capita di sconfinare, è capitato in qualche personale tra Milano e Lecco. La volta più bella? Con LOW LITA di Paola Navone per Slide, sullo stesso muro con Giovanni Gastel, Piero Gemelli, Claudio Bonoldi, Giorgio Possenti, Miro Zagnoli…. che emozione!